La digitalizzazione sta investendo con forza irresistibile tutti gli aspetti della vita, semplificando vari azioni e compiti, modificando il mondo del lavoro e facilitando la connessione fra le persone. Le banche, naturalmente, sono state colpite di netto da questo processo e l’accesso ai conti corrente ormai è stato completamente digitalizzato. Questo ha portato i malintenzionati a sviluppare anche le tecnologie più raffinate per mettere in atto delle frodi informatiche bancarie. Ma cosa sono queste ultime? C’è la possibilità di difendersi o agire giudizialmente a tutela dei propri diritti nel caso in cui si subisse una frode informatica?

Le truffe informatiche più diffuse

Le tecniche utilizzate dai cracker di tutto il mondo per mettere in atto le frodi informatiche bancarie sono diverse ma molto efficaci. Prima fra tutte è il phishing, frode informatica già molto conosciuta e utilizzata, fra le altre cose, anche per carpire le password e i dati di accesso di vari account, non solo quelli bancari. Solitamente il phishing bancario è attuato dal malintenzionato che si finge un impiegato della banca tramite una email contraffatta molto simile a quella reale dell’istituto di credito di riferimento. La vittima, in questo caso, viene invitata a fornire i suoi codici di accesso oppure a fare il login all’internet banking su un sito clone che invia i dati al proprietario, permettendogli di rubarli.

La seconda tecnica di frode bancaria informatica è il voice fishing, simile a quella precedente ma attuata a voce da un cracker che si finge dipendente del servizio cliente della banca e invita a fornire i dati personali. 

Esiste anche la frode bancaria informatica tramite smishing, che ha le stesse dinamiche ma che viene attuata tramite sms e ha lo scopo di rubare i codici che vengono utilizzati, solitamente, per l’autentificazione a due fattori.

Un tecnica di frode bancaria più complicata e pericolosa è il sim swap fraud, tramite la quale il cracker riesce a clonare la scheda telefonica del titolare del conto, oltre ai suoi numeri di telefono, e ottiene libero accesso al conto soprattutto per quanto riguarda la possibilità di compiere operazioni online come bonifici bancari.

Le norme a tutela del correntista

La legge tutela chi subisce una frode informatica bancaria tramite il Decreto Legislativo 11/2010, disponendo una disciplina organica in materia di addebiti fraudolenti di moneta elettronica. La banca deve provvedere al ripristino della somma presente sul conto dell’utente dal momento in cui egli disconosce l’operazione effettuata. La disposizione è coerente con la Direttiva PSD2, che costringe gli istituti di credito ad adottare misure di sicurezza per il riconoscimento degli utenti e a tutelare i loro conti bancari dalle frodi informatiche e accessi non autorizzati di malintenzionati. In tal senso, la banca può sottrarsi a questo obbligo solamente provando che il correntista ha cagionato l’evento di frode bancaria agendo con negligenza, dolo o colpa grave. La giurisprudenza in materia è molto ricca, ma bisogna fare attenzione: non sempre si può ottenere indietro quanto indebitamente perduto.

Cosa fare se si è vittima di una frode informatica

Per aumentare le possibilità di ottenere il rimborso di quanto perduto a seguito di una frode bancaria informatica, il correntista deve agire in maniera precisa, assicurandosi di disconoscere velocemente l’operazione eseguita e presentando apposita denuncia alle autorità, meglio ancora rivolgendosi ad un avvocato per acquisire informazioni articolate e utili per la propria difesa se, eventualmente, si prospetti l’avvio di un procedimento giudiziale. 

Questa situazione è ancora più delicata nel caso in cui l’oggetto della decisione giudiziale spetti all’Arbitro Bancario Finanziario: in questo caso, infatti, bisogna richiedere anche l’accesso ai dati bancari e personali secondo quelle che sono le norme contenute nell’articolo 15 del Regolamento Unione Europea 679/2016 e quelle del Testo Unico Bancario all’articolo 119.

La frode informatica bancaria, in questo senso, è tutelabile giudizialmente tramite Arbitro Bancario Finanziario se la somma perduta è inferiore ai 100.000,00 Euro. Viceversa, è possibile adire anche il giudice civile per il risarcimento derivante da una frode bancaria informatica, tuttavia in questo caso i tempi e i costi sono quelli di un processo civile, con tutti gli eventuali inconvenienti ad esso connessi. Sotto questo profilo è ancora più evidente il fatto che non si può prescindere dall’assistenza di un avvocato per far valere i propri diritti.

Come tutelarsi

Chi si rende conto di aver subito un prelievo illecito dal proprio conto corrente deve, senza perdere tempo, procedere ad annullare l’operazione, ovvero segnalare il fatto alla propria banca tramite i canali di assistenza. Nel caso in cui non si abbia più accesso al conto, di contro, bisogna rivolgersi ad un avvocato senza perdere tempo. In tal senso, uno dei principali ostacoli alla possibilità di ottenere la restituzione di quanto indebitamente perduto è appunto la lentezza. L’avvocato esperto in frodi bancarie informatiche è in grado di agire con certezza e precisione per massimizzare le possibilità di ottenere un rimborso.

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